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1. Socializzazione durante la routine del pranzo
1. Socializzazione durante la routine del pranzo
Il ruolo principale dell’educatrice di asilo nido durante la routine del pranzo riguarda la promozione della socializzazione tra i bambini.
Per incentivare la socializzazione, i seguenti principi generali possono essere applicati dall’educatrice con i bambini di tutte le età:
- Atmosfera calma e piacevole
- Ambiente appropriato, riconoscibile ed esteticamente gradevole
- Educatrici partecipanti (è consigliabile la partecipazione di tutto il personale dell’asilo nido)
- Conversazioni come parte integrante del pasto
- Posti fissi a tavola
Perché vi sia una efficace socializzazione durante il pranzo in asilo nido, le educatrici devono fare in modo che i bambini possano:
- Non distogliere l’attenzione dalla socializzazione stessa o creare stress e disagi:
- Permettere loro di mangiare a sazietà. Non insistere per “finire il piatto”!
- Non farli aspettare il cibo
- Lasciarli liberi di muoversi sulla sedia quando stanno mangiando. Ad esempio per sporgersi verso un compagno, ecc.
- Essere liberi di allontanarsi quando è conclusa la routine, senza interrompere gli scambi in corso
- Scegliere il proprio posto a tavola (e quindi anche la vicinanza al compagno di giochi preferito)
Ulterori indicazioni, relative alle varie età sono in Routine al Nido - Pranzo di lattanti e semidivezzi e Routine al Nido - Pranzo dei divezzi.
Nota: atmosfera del pranzo calma e piacevole
Affinché l’atmosfera del momento momento della pappa sia calma e piacevole, è opportuno che l’educatrice prepari ciascun bambino ed il gruppo:
- Con rituali che rallentino il ritmo (canzoni, verbalizzazioni legate alla preparazione, ecc.)
- Elimini eventuali tensioni emotive (ad esempio: riappacificare i bambini arrabbiati, mitigare i conflitti in corso, ecc.)
2. Aspetti comunicativi del pranzo: la comunicazione con ciascun bambino
2. Aspetti comunicativi del pranzo: la comunicazione con ciascun bambino
Alimentare un bambino è sempre una forma di comunicazione, sia che lo si stia allattando al biberon, sia al tavolo. Le educatrici stanno inviando un messaggio del tipo “sono qui per te, mi prendo cura di te, mi dedico a te”, diretto a incrementare il benessere psicofisico del bambino.
In sintesi, l’obiettivo educativo di questa comunicazione è far sì che il bambino si senta esser degno di amore e fiducia.
Ciò non si esprime in quantità di cibo assunte, ma in tono della voce, contatto oculare, espressione del viso e atteggiamento, tempo effettivamente messo a disposizione di ciascun bambino.
Al messaggio proveniente dall’educatrice si aggiunge poi il messaggio che il bambino (soprattutto quando potrà sedersi ad un tavolo con i pari) desume dal contesto: il pranzo è un momento sociale in cui egli può esprimersi e essere competente.
È importante ricordarsi che l’educatrice, durante il pranzo, comunica (inconsciamente e consciamente) come valuta e giudica la curiosità, i bisogni sensoriali, la voglia di indipendenza e autonomia di ciascun bambino.
A tal riguardo, è utile ricordare che il bambino testa le risposte dell’educatrice di asilo nido alle sue azioni e al suo comportamento già dai 12 mesi di età, in particolare durante il pranzo (vedi Sviluppo del bambino 12-18 mesi). Questi “messaggi” sono inoltre attentamente osservati e valutati da tutti i bambini che stanno osservando l’educatrice.
Un aspetto comunicativo particolare è l’affermazione della propria autonomia anche durante il pranzo, già dai primi mesi. L’educatrice di asilo nido dovrebbe sempre riflettere sul fatto che il bambino sta dicendo “io sono io”, e non “questo non lo voglio mangiare” (ad esempio quando prende il cucchiaio all’educatrice, o gira la testa, o dice “no” o “faccio io”).
3. Aspetti comunicativi del pranzo: la comunicazione col gruppo di bambini
3. Aspetti comunicativi del pranzo: la comunicazione col gruppo di bambini
Man mano che l’età dei bambini aumenta, è fondamentale incentivare gli aspetti comunicativi del pranzo tramite verbalizzazioni tra pari e valorizzazione delle coppie amicali. Le interazioni non saranno più educatrice-bambino, ma educatrice-gruppo.
Nota. Per gruppi disetanei è importante che l’educatrice, nel promuovere la socializzazione a tavola, diversifichi e individualizzi le proprie azioni in base all’età dei bambini e al loro grado di autonomia. Per alcune riflessioni sulla individualizzazione delle pratiche educative, vedi Individualizzazione di azioni educative al Nido - Buone pratiche.
4. Aspetti comunicativi del pranzo: la comunicazione con i genitori
4. Aspetti comunicativi del pranzo: la comunicazione con i genitori
La domanda più sentita dalle educatrici è probabilmente: “Ha mangiato?”. In realtà la comunicazione educatrici-genitori non si esaurisce nella risposta a tale domanda ed è fondamentale per coordinare sia la routine stessa sia i cibi assunti.
Le educatrici devono conoscere la storia della dieta seguita dal bambino, i suoi bisogni specifici (mutevoli nel tempo), i suoi orari, abitudini, preferenze (di gusti, sapori, dimensioni, accostamenti, consistenze e apparenze), eventuali allergie, ipersensibilità od intolleranze. Nel caso di situazioni difficili da gestire durante la routine, conoscere questi particolari aiuta a focalizzarsi sull’eventuale problema e non a enfatizzare l’esito del comportamento del bambino.
Gran parte di queste informazioni dovrebbero essere raccolte nel primo colloquio coi genitori, ancor prima dell’arrivo dei bambini negli asili nido.
Durante tale colloquio dovrebbero essere individuati i punti di vista propri dei genitori e della loro cultura o religione relativi sia al cibo sia all’alimentazione dei bambini. Tali punti di vista dovrebbero essere esplicitamente inseriti nelle routine dello specifico bambino e tale personalizzazione deve essere comunicata alla famiglia.
Alcuni esempi possono riguardare la presenza di alcune carni o il metodo di macellazione delle stesse, la preferenza verso una dieta strettamente vegetariana, la scelta del tipo di latte artificiale per bambini molto piccoli, sostituzione di alcuni alimenti per ragioni mediche, ecc.
L’elaborazione di un programma personalizzato per questi bambini deve prevedere la partecipazione di un dietologo o altra figura professionale con competenze specifiche, solitamente individuabile dalle famiglie presso l’ASL di riferimento.
È importante considerare che la dieta naturale della maggior parte delle culture è nutrizionalmente valida, anche se può apparirci strana e non bilanciata ad un primo approccio.
Per le educatrici di asilo nido, può essere interessante inserire nel progetto educativo la proposta di una serie di pranzi culturalmente diversi durante l’anno, in particolar modo per i bambini più grandi. Tale proposta può essere fatta in giorni di feste particolari, non solo legate al calendario civile italiano o religioso cattolico.
Si può prevedere anche la diretta collaborazione delle famiglie in momenti di festa al nido e valorizzando in tal modo, attraverso il cibo, le diversità culturali.
Durante il pranzo con gli altri bambini, le educatrici dovranno evitare riferimenti alla diversità dell’uno rispetto al gruppo.
Nota. I bisogni specifici possono emergere durante la crescita del bambino e quindi le educatrici devono porre attenzione ad eventuali riferimenti fatti dalla famiglia.
La comunicazione quotidiana
Le educatrici devono comunicare ai genitori cosa è stato offerto al bambino, cosa è stato effettivamente consumato, come il bambino ha apprezzato il cibo, giorno per giorno. Un esempio è:
- Fornire un foglietto con tali indicazioni scritte; poi
- Comunicare verbalmente le esperienze del bambino durante il pranzo (giochi con l’amico, interazioni, stato d’animo, ecc.)
5. Apprendimento delle prime regole sociali
5. Apprendimento delle prime regole sociali
La routine del pranzo è per i bambini un’occasione di apprendimento delle prime regole sociali. Tali regole si riferiscono principalmente ai comportamenti che ci aspetta dagli altri in un dato contesto (ad esempio durante il pasto) e sono specifici della cultura d’appartenenza.
A tale riguardo si deve osservare che le regole possono essere apprese e interiorizzate (e quindi seguite) solo dopo i 36 mesi d’età, quando lo sviluppo cognitivo del bambino lo permetterà, vedi anche Sviluppo del bambino 30-36 mesi.
Nonostante l’importanza delle regole sociali relative al pranzo, le educatrici di asilo nido non possono aspettarsi che i bambini comprendano e accettino tali regole pedissequamente: non ne hanno infatti le strutture cognitive per farlo.
Inoltre, il rispetto delle regole non deve mai contrastare con gli aspetti ludici e di socializzazione che caratterizzano la giornata al nido. Per ciascun bambino, infatti, tutti questi momenti sono vissuti come situazioni gioco e di relazione con gli altri.
Dato che in pressoché tutte le culture vi sono elementi comuni riguardanti il comportamento col cibo, come il ridurne gli sprechi, l’educatrice di asilo nido dovrebbe coniugare questi aspetti culturali con la promozione dello sviluppo del bambino (cosa per cui è pagata!).
Un modo efficace per le educatrici di asilo nido di trasmettere ai bambini della fascia d’età 0-3 anni le prime regole sociali durante il pranzo è quello di:
- Fungere da modello positivo
- Sviluppare e condividere tali regole con le famiglie
- Adottare solo regole funzionali ai bambini, che valorizzino cioè gli aspetti educativi del pasto
- Adattare le regole al livello di sviluppo dei bambini
- Comunicare e spiegare le regole ai bambini in maniera a loro chiara e comprensibile
- Rinforzare in maniera positiva i comportamenti socialmente accettabili dei bambini
Comportamenti naturali e regole sociali
È importante per le educatrici non confondere comportamenti “naturali” dei bambini a tavola come il buttare, il travasare, ecc con infrazioni alle regole sociali (il piatto non si butta per terra, il bicchiere non si lancia, ecc). Anche se la linea di confine può essere molto labile, sarà l’educatrice col suo comportamento e la sua azione educativa a far sì che un bambino di senta libero di sperimentare travasi di cibo o acqua a tavola (comportamento del tutto naturale) e a far capire che buttare la pappa in segno di rifiuto non è un comportamento socialmente apprezzabile.
Un metodo pratico che l’educatrice può usare per individuare i comportamenti “naturali” consiste nel porsi alcune domande quali:
- “È un comportamento tipico di questa fase di sviluppo?”
- “È un comportamento per affermare la propria autonomia?”
- “Sta cercando la mia attenzione?”
- “È esplorazione e gioco?”
Se la risposta è affermativa, l’educatrice può chiedersi: “Cosa posso proporre in alternativa a quel comportamento, che sia attuabile dal bambino con le competenze da lui già sviluppate?
Alcuni suggerimenti per casi particolari sono discussi in Bambino che mangia in modo problematico.
6. Uso del cucchiaio durante la routine del pranzo
6. Uso del cucchiaio durante la routine del pranzo
Per le educatrici è fondamentale valorizzare il naturale interesse dei bambini a nutrirsi da soli già dalla prima volta che essi afferrano un cucchiaio. Per i bambini, soprattutto se hanno da poco compiuto 12 mesi, l’uso di una posata è un modo per affermare la propria autonomia, sviluppando nel contempo la coordinazione oculo-manuale e interagendo in modo diverso con l'educatrice e i pari vicini.
In particolare, i lattanti devono maneggiare il cibo per sviluppare la coordinazione e l’abilità di nutrirsi da soli. Inoltre, ottengono esperienze sensoriali di grande valore nel toccare il cibo.
È comunque consigliabile fermare questa attività quando non è più diretta all’alimentazione. Un sistema è (quando i bambini sono sazi), rimuovere il piatto piuttosto che trasformarlo in un giocattolo, iniziando nel contempo una nuova interazione ludica o sociale.
Nota. Mai preoccuparsi dell’imbrattamento e del pasticciare del bambino!
Il crescente senso dell’autonomia nei bambini vale tutte le fatiche che dovranno esser fatte per ripulire!
Uso del cucchiaio in pratica
Le educatrici devono essere consapevoli dei complessi bisogni dei bambini e sostenere i loro sforzi, non sostituendosi a loro ma affiancandoli con il doppio cucchiaio. In pratica, le educatrici devono prendere un altro cucchiaio e lavorare in squadra col bambino, lasciandolo libero di esplorare e sperimentare con la propria alimentazione.
Bisogna inoltre ricordare che l’uso del cucchiaio non sostituisce quello delle mani che rimarranno ancora a lungo il principale, e per molti preferito, strumento per afferrare il cibo, mangiare e giocare con esso.
Nota. Ricordiamoci che in molte culture si usano strumenti diversi dal cucchiaio solitamente presente negli asilo nido, come bastoncini, tre dita della mano, posate più concave, ecc.
7. Pulizia e riordino
7. Pulizia e riordino
L’ultima fase del momento del pasto è il fare pulizia al bambino e nell’ambiente prossimo.
Il processo per pulire i bambini dopo il pasto è differente asseconda delle fasce d’età, del loro grado d’autonomia e della possibilità di deambulare.
A prescindere dal processo di pulizia adottato dal servizio, per le educatrici di asilo nido, in questa fase finale della routine del pranzo, è importante:
- Coinvolgere i bambini in quanto stanno facendo
- Individualizzare i gesti di pulizia per ciascun bambino
- Non ripetere le azioni meccanicamente e con frettolosità
- Non colpevolizzare il bambino se si è sporcato mangiando
- Rispettare i ritmi di ciascun bambino
- Sviluppare un rituale di chiusura della routine del pranzo (frasi particolari, canzoni legate al momento della pappa, ecc)
- Coinvolgere il personale ausiliario
È inoltre importante che l’educatrice, da sola o col supporto di altro personale, ripulisca l’ambiente prossimo (tavolo su cui ha dato da mangiare, ecc) trasmettendo in tal modo ai bambini un messaggio di cura e di riordino all’ambiente. Porsi da modello in questo modo porterà i bambini, soprattutto dopo i 18 mesi, a voler contribuire alla pulizia. Ciò può essere facilmente trasformato in un piccolo rituale di transizione, ad esempio proponendo ai bambini dei tovaglioli di carta e dedicando alcuni minuti al riordino “condiviso” con loro.
8. L’importanza del posto fisso a tavola
8. L’importanza del posto fisso a tavola
L’importanza del posto fisso a tavola è fondamentale in tutti gli aspetti finora descritti della routine del pranzo in asilo nido.
In particolare, il posto fisso a tavola è importante per:
- Identità del bambino (“questo è mio!”)
- Sviluppo del senso di appartenenza al gruppo
- Sviluppo delle socializzazioni (coppie amicali)
- Promozione della comunicazione con i pari
- Sviluppo del senso d’appartenenza all’ambiente
La valenza emotiva del posto fisso è tale da provocare forti reazioni da parte del bambino se egli è ostacolato nella sua scelta dall’educatrice o da un altro compagno.
Tale posto fisso deve essere scelto (di giorno in giorno) dal bambino. L’educatrice osserverà che tale posto sarà sempre lo stesso, cioè “fisso”, ma senza imporlo al bambino. La necessità di scelta del bambino diventerà preponderante dopo i 24 mesi (vedi Sviluppo del bambino 24-30 mesi) quando il posto fisso a tavola diventerà, per ciascun bambino che vuole sviluppare la propria identità, il modo di affermarsi nella situazione e d’interagire con alcuni bambini e non con altri. Dopo i 24 mesi, il posto fisso a tavola infatti è scelto primariamente in base alla vicinanza al compagno di giochi preferito.
Alcune implicazioni operative per l’educatrice di asilo nido sono:
- Valorizzazione delle coppie amicali e strutturazione dei tavoli in base alle preferenze dei bambini
- Cambio del ruolo dell’educatrice nella routine: l’educatrice passa dal fornire un aiuto diretto al bambino all’avere un ruolo secondario e di sostegno agli aspetti comunicativi e ludici del pasto
9. La merenda
9. La merenda
Anche la routine della merenda ha importanti valenze educative per i bambini, con benefici su molti aspetti del loro sviluppo. L’attenzione che le educatrici vi pongono nella progettazione e preparazione tiene conto principalmente di:
- Età dei bambini. Per tali aspetti si rimanda agli articoli sul pranzo dei lattanti e dei divezzi
- Momento della giornata (merenda mattutina o pomeridiana)
Differenze tra merenda mattutina e pomeridiana
Al mattino, la merenda segna il primo riunirsi di tutti i bambini tra di loro e con le educatrici e l’inizio della giornata all’asilo nido. È quindi necessario sia preparata e seguita da rituali appropriati che la valorizzino come inizio della vita quotidiana.
La merenda mattutina è, per i bambini che non si sono ambientati con successo, uno dei momenti più difficili da gestire. Ad esempio, questi bambini rifiutano di avvicinarsi, di mangiare, piangono, ecc. L’educatrice dovrebbe risolvere tale situazione durante la merenda in maniera da permettere a questi bambini una partecipazione serena sia alla merenda stessa, sia alla successiva vita del gruppo.
Fondamentale a tal riguardo è l’attenzione individualizzata dell’educatrice.
La merenda pomeridiana, che segue il riposo e precede l’uscita, è solitamente più calma e serena. Dato che la merenda segna la conclusione della giornata all’asilo nido per molti bambini, dovrebbe essere seguita da rituali appropriati che la valorizzino e nel contempo preparino i bambini all’uscita. Ad esempio: canzoni che rilassino il ritmo di attività, saluto agli amici che escono, verbalizzazione di quanto si farà a casa, ecc.
10. Rapporto con il cibo e emozioni dell’educatrice
10. Rapporto con il cibo e emozioni dell’educatrice
Il rapporto con il cibo è emotivamente pregnante anche per le educatrici che vedono i bambini mangiare. Riguardo questo aspetto del comportamento dei bambini, le educatrici devono essere coscienti delle forti emozioni che alcuni genitori e alcune di loro stesse possono avere dinanzi al giocare dei bambini a tavola e/o col cibo.
Particolare attenzione dovrà quindi essere rivolta a quanto ciascuna educatrice pensa e prova consciamente ed inconsciamente verso l’atto di alimentare e verso il cibo in generale.
In altre parole è consigliabile che, in seno al gruppo di lavoro, si discuta dei bias e degli stereotipi che ciascuna di noi possiede. Inoltre, per quanto riguarda le resistenze che alcune educatrici possono manifestare, è necessario che siano evidenziate e discusse all’interno del gruppo di lavoro, al fine di minimizzarne l’effetto sui bambini.