Classificazione ICF e ICF-CY al Nido
La classificazione ICF, in particolare la sua versione ICF-CY specifica per i bambini, è uno strumento molto importante per parlare di disabilità, integrazione e inclusione al Nido d’infanzia. Nell’articolo, dopo aver evidenziato l’importanza della ICF/ICF-CY per l’asilo nido e per una educatrice, ci concentreremo su una introduzione alla classificazione e sulla sua importanza come linguaggio e strumento per il Nido d’infanzia, partendo dalla definizione di disabilità e dai principi che sono alla base della classificazione ICF. Obiettivo di questo articolo di formazione è introdurre le educatrici di Nido d’infanzia ad una visione diversa della disabilità e delle possibilità di intervento in maniera rigorosa e consapevole, stimolando una discussione nel Gruppo di lavoro su come possa essere portata ICF-CY sia nella propria azione educativa quotidiana, sia nel Progetto Educativo del proprio asilo nido.
Perché la classificazione ICF per il Nido (ICF-CY)
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), grazie alla predisposizione della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità, della Salute (ICF, approvata nel 2001) e alla versione specifica dedicata a bambini e adolescenti (ICF-CY, approvata nel 2007), mette a disposizione di educatori e coordinatori pedagogici del Nido d’Infanzia un nuovo modello di riferimento basato sulla persona per la descrizione della salute e degli stati relativi (e non delle sue malattie e/o delle disabilità), fornisce una nuova concettualizzazione delle possibilità d’azione a tal riguardo, e predispone un linguaggio comune e standardizzato per comunicare il tutto.
In pratica, ICF (e ICF-CY) risponde con rigore scientifico, e intento operativo, a tre domande fondamentali per trasferire le informazioni che una educatrice riceve sul bambino in azioni concrete al Nido d’infanzia:
- Cosa è la disabilità?
- Come definisco chi è disabile?
- Come posso intervenire?
Perché ICF-CY è importante per una educatrice di asilo nido?
Secondo la nostra esperienza, per una educatrice di asilo nido la classificazione ICF-CY è uno strumento operativo importante per cinque motivi:
- Prende in esame tutti gli aspetti del bambino: il corpo, la persona, l’ambiente in cui vive
- Utile a descrivere il “funzionamento” di ciascun bambino (vedi dopo)
- Permette una lettura olistica dei bisogni del bambino come persona
- Rappresenta un linguaggio unificato e standard, condiviso da tutte le figure professionali con cui il bambino e la famiglia hanno e avranno rapporti (OMS 2002, pag 16).
- È funzionale allo sviluppo di un efficace Piano Educativo Individualizzato (PEI)
Nota sul termine “funzionamento”. Come indicato dal gruppo di traduttori e redattori della versione italiana della ICF (OMS 2004, pagg. 13-14): “Per la traduzione italiana del termine «functioning» il gruppo di lavoro italiano (Disability Italian Network) ha optato per la parola «funzionamento», anche se semanticamente il termine inglese avrebbe il valore neutro di «funzione/i». Si lascia aperto il campo per eventuali commenti e/o suggerimenti da parte degli utilizzatori di questo strumento.”
Nel seguito, seguiremo tale terminologia, data la sua pressoché uniforme distribuzione tra tutti gli operatori.
Disabilità e classificazione ICF
Secondo l’OMS la disabilità è definita come “la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, i fattori personali, e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo” (OMS, 2002, pag. 32).
La classificazione ICF, e quindi anche la ICF-CY, descrive il “funzionamento umano”, cioè se e come un individuo può svolgere le funzioni proprie di un essere umano, e lo fa considerandolo tramite i Domini della salute e Domini correlati alla salute (OMS, 2002, pag. 13), ove con “dominio” si intende un insieme pratico e significativo di funzioni fisiologiche, strutture anatomiche, azioni, compiti, o aree di vita correlate (OMS, 2002, pag. 13, nota 3).
I domini ICF sono descritti dal punto di vista corporeo, individuale e sociale in due elenchi principali:
- Funzioni corporee e Strutture corporee – cioè il funzionamento a livello di corpo o di parti del corpo
- Attività personali e Partecipazione – cioè rispettivamente il funzionamento a livello dell’intera persona e il funzionamento a livello dell’intera persona nel contesto sociale
La disabilità è quindi una espressione di disfunzione a livello di almeno uno dei due domini, ad esempio: menomazione, limitazione delle attività, restrizioni nella partecipazione.
È questo cambiamento logico rispetto ad una definizione centrata su una diagnosi medica, che spiega perché nella classificazione ICF non si usa più il termine “disabilità” (si considerano invece le attività che una persona può svolgere in un dato contesto), né “handicap” (si considera invece la partecipazione sociale in un dato contesto). Ogni persona, infatti, può vivere durante la sua vita un periodo più o meno lungo in cui subisce una limitazione delle attività e della partecipazione alla vita sociale – ad esempio per un’anomalia genetica, una malattia, un infortunio, ma si pensi anche a gravidanza, stress, invecchiamento.
La precedente definizione di disabilità, e l’intera classificazione ICF, si fonda su alcuni principi di base, che riteniamo utile presentare qui per meglio comprendere l’importanza di questo strumento per il Nido d’infanzia.
Idee alla base della Classificazione di Disabilità ICF (e ICF-CY)
Leggendo la classificazione ICF, e l’adattamento ai bambini ICF-CY, sono chiare queste idee di base che hanno improntato il lavoro degli esperti incaricati dall’OMS:
- Universalità: la classificazione riguarda le funzioni dell’essere umano, quindi è universale, e non è un elenco di caratteristiche specifiche di un gruppo di individui rispetto ad un altro. In pratica, ICF-CY descrive tutti i bambini, non solo quelli affetti da qualche problema o disabilità o malattia
- Intero arco di vita: ICF è valido per tutte le età, e ICF-CY è una ottimizzazione della ICF sviluppata per bambini e adolescenti, non una classificazione diversa. Questo è fondamentale nell’ottica di creare continuità nelle strategie di intervento basate sulla ICF; in pratica, l’individuo è seguito in maniera coerente durante tutta la sua vita. ICF permette cioé di parlare di un vero e proprio “Progetto di Vita” per un soggetto. Per una educatrice di asilo nido ciò implica, tra l’altro, veder riconosciuta l’importanza del proprio lavoro con il bambino.
- Linguaggio Neutrale: dato che la classificazione riguarda le funzioni universali dell’essere umano, e non solo i problemi di funzionamento, deve utilizzare un linguaggio “positivo” o quantomeno “neutrale” nell’illustrare i livelli di funzionamento. Ne consegue, tra l’altro, che la classificazione ICF è “neutrale” anche dal punto di vista dell’eziologia: tutti i livelli delle disabilità (limitazioni nelle attività) sono definiti operativamente, senza far riferimento a quale possa esserne la causa. In altre parole, la classificazione ICF non è più una classificazione delle «conseguenze delle malattie» (come era la ICIDH del 1980) ma è una classificazione delle «componenti della salute» (OMS, 2002, pag. 15) .
- Ambiente: partendo dalla constatazione che l’ambiente può aumentare o diminuire un problema, in ICF si includono i fattori ambientali come componenti essenziali della classificazione.
- Parità tra componente fisica e mentale: tutte le funzioni umane sono parimenti importanti. Si usa l’aggettivo “corporeo” e il sostantivo “corpo” riferendosi all’organismo umano nella sua interezza, includendo così il cervello le funzioni mentali.
- Modello Biopsicosociale: per cogliere l’interezza dei fenomeni del bambino, o dell’essere umano in generale, sono posti sullo stesso piano i fattori di salute (coerenti con un modello medico) con i fattori di partecipazione sociale (coerenti con un modello sociale), e tutti sono calati entro i fattori ambientali in cui possono interagire.
Modello biopsicosociale della disabilità nella ICF
La definizione di disabilità prima enunciata porta ad un modello in cui essa è determinata dalla interazione tra aspetti biologici, personali e ambientali – definibile come “modello biopsicosociale della disabilità”. In altre parole, secondo tale modello la disabilità non è data dall’esistenza di qualche “problema” del soggetto o da una diagnosi specifica (secondo il modello “medico”), né da problemi creati al soggetto da un ambiente fisico inadatto creato dalla società (secondo il modello “sociale”), ma da come le condizioni di salute (che variano nel tempo) interagiscono con il contesto e gli aspetti personali dell’individuo, impattando le sue funzioni.
Nota. Il modello biopsicosociale è secondo noi il più importante principio di revisione della precedente ICIDH (International Classification of Impairment, Disability and Handicap) del 1980, differenziando quindi in maniera sostanziale le due classificazioni.
Aspetti considerati nella ICF e ICF-CY: un nuovo linguaggio anche per il Nido
Dal punto di vista di una educatrice di asilo nido, i termini adottati nella ICF danno vita ad un nuovo linguaggio con un lessico specifico, e concretizzano un nuovo modo di vedere ogni bambino. Queste sono le definizioni formali adottate (WHO, 2002, pag. 10):
- Funzioni corporee (“Body Functions”): le funzioni fisiologiche dei sistemi corporei, comprende anche le funzioni psicologiche
- Strutture corporee (“Body Structures”): le parti anatomiche del corpo
- Menomazioni (“Impairments”): problemi nelle funzioni corporee o nelle strutture corporee
- Attività (“Activity”): esecuzione di un compito o azione da parte dell’individuo
- Limitazione dell’attività (“Activity Limitations”): difficoltà che un individuo può avere nell’attuare una attività
- Partecipazione (“Participation”): il coinvolgimento in una situazione di vita
- Restrizione della partecipazione (“Participation Restrictions”): problematicità che un individuo può avere nel coinvolgimento in situazioni di vita
- Fattori ambientali (“Environmental Factors”): quanto costituisce l’insieme dei contesti fisici, sociali, attitudinali in cui l’individuo vive
Questo nuovo lessico, con i vari termini, è qui solo accennato e sarà oggetto di un articolo a parte. Ricordiamo comunque che nella trasposizione di questo lessico nell’agire educativo è fondamentale l’apporto del Coordinamento Psicopedagogico del Servizio.
ICF al Nido: la ICF-CY
La classificazione ICF-CY è l’adattamento della classificazione ICF ai bambini e agli adolescenti, e focalizza ulteriormente l’interesse sul bambino come persona e sui suoi reali bisogni, recependo in maniera coerente i principi stabiliti da molte convenzioni internazionali, tra cui segnaliamo la Convenzione Internazionale per la tutela dei Diritti dei Bambini (1989), in particolare l’articolo 23, e la Convenzione Internazionale per la tutela dei Diritti delle Persone con Disabilità (2006) – vedi OMS (2007), pagg. 17-18.
La classificazione ICF-CY, rispetto alla ICF, considera esplicitamente che, nella fase di crescita e nei primi diciotto anni circa di vita di un individuo (infanzia, fanciullezza, adolescenza), sono presenti grandi e rapidi cambiamenti sia fisici e psicologici, sia sociali. Questi determinano diversità negli aspetti del funzionamento dell’individuo, delle sue condizioni di salute e della disabilità, rispetto a quanto accade agli adulti.
Dal punto di vista di una educatrice di Nido d’infanzia, possiamo notare alcuni aspetti importanti nel concetto di disabilità secondo ICF-CY:
- Visione globale del bambino
- Ruolo del contesto (ambientale e sociale) – in date condizioni, la disabilità sarà di livello diverso rispetto ad altre condizioni, asseconda della presenza di aspetti facilitanti o ostacolanti il bambino
- Evoluzione nel tempo – fondamentale nella fascia d’età 0-3 anni. La classificazione ICF-CY considera i cambiamenti associati alla crescita e allo sviluppo del bambino, e lega quanto accade al Nido a ciò che vivrà il bambino nel suo futuro
- Permette una progettazione educativa realmente personalizzata, in ogni aspetto di pertinenza di un Servizio per l’infanzia
La visione globale della ICF-CY e il Nido
La classificazione ICF-CY è di tipo olistico, perché si focalizza sulla globalità del bambino. Lo fa analizzando tre ambiti: corpo, persona, contesto. Secondo noi, questa visione globale permette ad una educatrice di Nido d’infanzia di:
- Operare “con” il bambino, in particolare con il bambino disabile, e non solo “per” lui o “su” di lui
- Operare con consapevolezza in una reale ottica biopsicosociale
- Sviluppare sinergie su una base comune con tutti i soggetti che seguono il bambino nei primi 0-36 mesi
- Attuare nel Nido azioni educative che entreranno in sinergia con quelle portate avanti da tutti i soggetti che seguiranno il bambino dopo i primi 3 anni, su una base comune a tutti
- Considerare in maniera esplicità la dignità del bambino e renderlo consapevole di ciò
- Ridurre il carico di lavoro e lo stress lavoro-correlato per gli educatori dell’asilo nido
Dal punto di vista del Servizio, inoltre, la classificazione ICF-CY, se adeguatamente implementata nel Nido, può migliorare l’ottimizzazione delle risorse e delle competenze degli educatori coinvolti.
ICF-CY come linguaggio al Nido
Abbiamo visto che ICF e ICF-CY sono classificazioni, cioè non parlano di “come” deve essere un funzionamento umano, ma bensì descrivono i “contorni” che lo definiscono. In pratica, come un vero e proprio linguaggio può essere usato da scrittori diversi per scrivere testi diversi sullo stesso argomento, ICF-CY fornisce un modello e gli elementi alle educatrici di un Nido d’infanzia per creare un proprio progetto personalizzato in base sia alle esigenze del bambino, sia alle caratteristiche del Servizio, sia anche alla loro creatività e al loro orientamento. Ciò è una particolarità prevista proprio dalla classificazione ICF (OMS, 2004, pag. 34). Come ICF-CY si possa utilizzare efficacemente al Nido, sarà illustrato in un nostro prossimo articolo.
ICF-CY al Nido – Bibliografia
OMS (2004). ICF Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute - Versione breve. Erickson editore, Trento
OMS (2007) ICF-CY Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute - Versione per bambini e adolescenti. Erickson editore, Trento
WHO (2002). Towards a Common Language for Functioning, Disability and Health: ICF. World Health Organization, Geneva
ICF-CY al Nido – Articoli collegati
Sul sito della World Health Organization, sono disponibili in inglese e altre lingue tutti i documenti ufficiali sulla International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), compresa una utile funzione di browsing online delle varie parti della classificazione. Segnaliamo anche una interessante checklist in pdf per ICF (in inglese), che può essere spunto per elaborare parti del PEI nel proprio asilo nido.
ICF-CY rappresenta il modo attuale per parlare della disabilità nei documenti previsti, quali la Diagnosi Funzionale, il Profilo Dinamico Funzionale e il Piano Educativo Individualizzato; per una analisi di questi documenti relativi alla disabilità e in particolare allo handicap previsti dalla legge 104/1992, e dell’iter connesso, vedi Disabilità al nido – Leggi e norme.
Classificazione ICF e ICF-CY al Nido: conclusioni
In questo articolo abbiamo presentato una sintetica introduzione alla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute ICF e la versione ICF-CY (specifica per bambini e adolescenti). Dopo averne visto l’importanza per un educatore di asilo nido, ne abbiamo discusso in breve i principi inspiratori, la nuova visione della disabilità che ICF esprime e il nuovo lessico che ICF-CY apporta nel linguaggio del Nido. Obiettivo dell’articolo è familiarizzare una educatrice di Nido d’infanzia con una visione diversa del mondo della disabilità, stimolando una discussione nell'Equipe di lavoro su come possa essere portata ICF-CY nella propria pratica educativa e progettuale.